“I pazienti possono guardare alla idrocolonterapia (ICT) come una via per potenziare il proprio benessere ma in realtà possono solo danneggiare sé stessi”.Questo lapidario sottotitolo dell’articolo “I pericoli del lavaggio del colon è la conclusione di una revisione di  studi clinici sulla ICT degli ultimi 10 anni attuata da R. Mishori e colleghi della Georgetown University. L’ICT richiama il vecchio clistere il cui uso a (presunti) scopi terapeutici risale a epoche lontanissime, ma ne differisce in modo sostanziale. Il clistere prevede  l’inserimento di un unico tubicino nel retto ed è unico pure il lavaggio con acqua tepida (1.5-2 litri). Nella ICT le cannule inserite nel retto sono due, una per l’entrata e una per l’uscita del liquido, e il lavaggio consiste nell’introduzione in fasi successive di una trentina di litri o più di acqua con frequenti additivi. La durata della ICT è di circa 3/4 d’ora, un tempo sicuramente sufficiente affinché il liquido che esce sia “depurato” e chiaro come quello che entra. Questo lavaggio del colon dovrebbe infatti provocare l’eliminazione di scorie tossiche (alimentari e non) e di flora batterica nociva del colon, con conseguente benessere e migliore reazione complessiva del soggetto, specie di quella immunitaria. L’obiettivo è ambizioso ma, nonostante le affermazioni seducenti di chi pratica la ICT e di coloro che vendono l’apparecchiatura per attuarla, mancano prove convincenti di una sua reale efficacia. Al contrario, i ricercatori USA hanno trovato traccia in letteratura di tutta una serie di effetti collaterali della ICT, specie se associata all’aggiunta abituale di additivi eterogenei (erbe, composti chimici, lassativi, enzimi) al liquido di lavaggio. Tra i disturbi più comuni riportati da Mishori vi sono sintomi dispeptici (nausea, vomito, inappetenza), dolori addominali, diarrea persistente e, benché più raramente, anemia e significativa tossicità sia epatica che renale. Va ricordato che la FDA  “ammette gli additivi considerati come supplementi dietetici, ma non approva queste sostanze”. Analogamente questo ente, che impone comunque determinati requisiti per l’apparecchiatura necessaria alla ICT, “non ha mai approvato usi non strettamente medici della procedura”. Emblematico pure il fatto che nell’ultimo decennio la FDA ha dovuto scrivere numerose lettere di avvertimento minacciando sanzioni per “l’uso non appropriato delle apparecchiature ammesse per la pulizia del colon”. Conviene infine ricordare al riguardo che già agli inizi del ‘900 l’Associazione Medici Americani, aveva bocciato l’uso della ICT a scopi “igienici” disintossicanti. Questo bilancio prescinde dal disagio, dal costo e dall’impensabile adozione della ICT come trattamento depurante a lungo termine.

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