Chi, grazie anche a una certa confusione nei media e nei social, tentenna a partecipare alla campagna vaccinale (no-vax irrecuperabili a parte) temendo effetti collaterali, non va aggredito ma informato sull’inconsistenza delle proprie paure. Le informazioni istituzionali (da parte di Agenzia Italiana del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, Ordine dei Medici) da sole evidentemente non bastano e andrebbero pertanto utilizzate pure altre figure professionali (medici di base?) e altre modalità onde fugare i dubbi dei titubanti e fornire loro risposte convincenti. A prescindere da questa resistenza, una campagna vaccinale valida richiede una organizzazione complessa che va di continuo migliorata, cercando di superare le difficoltà che man mano si incontrano. Di questa problematica si occupa il Dr. A. Clavenna, ricercatore del Mario Negri, di cui si tiene buon conto in questo articolo. Un fattore limitante la campagna vaccinale è intanto la insufficiente disponibilità di vaccini autorizzati, tra l’altro diseguale nel Paese, che speriamo sia di prossima correzione. A questa carenza va pure associata la scandalosamente eterogenea efficienza regionale dei servizi vaccinali. Attenti poi al facile entusiasmo: all’arrivo del vaccino di Pfizer/BioNTech si è creata la irrealistica convinzione che esso si sarebbe prontamente erogato a tutta la popolazione. Si trascurava il fatto che da gennaio le vaccinazioni si sarebbero riservate a sottogruppi speciali, quali operatori sanitari, Forze dell’Ordine, personale e ospiti delle RSA, anziani over 80 e soggetti con patologie croniche, personale scolastico, lavoratori essenziali, ciò che avrebbe ulteriormente decurtato le dosi disponibili di per sé ancora insufficienti per tutti (arrivati per fortuna in soccorso altri vaccini). Qualcuno per raggiungere prima possibile la immunità di gregge ha proposto, per vaccinare “velocemente”, di ricorrere alla vaccinazione 24 ore su 24, ma estendere l’orario delle vaccinazioni alle 24 ore ha grossi limiti: intanto significa disporre di un personale adeguato, oggi piuttosto carente, che prepari il vaccino e lo somministri. Significa anche disporre di luoghi e strutture congrue dove impiegare questo personale. Più che vaccinare 24 ore, andrebbero infatti aumentati e diffusi capillarmente questi luoghi, rendendovi il più possibile agevole l’accesso specie ai soggetti anziani. Scrive giustamente il Dr. Clavenna che concentrare energie per attuare la vaccinazione 24h comporterebbe di sottrarre risorse umane da altri servizi altrettanto necessari. Purtroppo la sanità pubblica è stata depotenziata negli ultimi decenni (nell’indifferenza generale!) e nessun piano d’emergenza era stato previsto con largo anticipo al fine, se occorresse, di poter fare prima e meglio. E speriamo che i vaccini risultino efficaci pure contro le varianti del SARS-Co-V-2.