L’omicidio di Giulia Tramontano bella donna di  29 anni incinta al settimo mese da parte del suo convivente Alessandro Impagnatiello è doppiamente orrendo comportando anche la morte della creatura che Giulia teneva in grembo.  Orrore vero, notizie e commenti quotidiani sui media per giorni ma ben presto poco spazio sarà dedicato dai media  sul come si potrebbe “una buona volta” ridurre significativamente la violenza sulle donne e punirne a dovere gli autori. Il problema è indubbiamente molto complesso anche perché le cause sono multifattoriali, eppure qualcosa si dovrebbe fare e non solo inorridire momentaneamente per il singolo misfatto. Intanto, servirebbe una sensibilizzazione costante dell’opinione pubblica da parte dei media, e non solo dettagli di cronaca nera, un’educazione civica e sessuale in famiglia e nelle scuole, e una normativa chiara e efficace per i soprusi. Senza questi peculiari ”vaccini”, l’obbrobrio peggiorerà, specie in periodi critici (pandemie, guerre, frustrazioni, povertà in aumento). Limitarsi a intervenire “dopo” sarebbe come filmare generosamente le case crollate in zone altamente sismiche, proponendosi poi di ricostruire nelle stesse aree senza prima avere realizzato solidi provvedimenti strutturali (“Honni soit qui mal y pense”). Un rapporto ONU del 2021 mostrava che delle 81.100 vittime di omicidi in tutto il mondo, vittime belliche escluse, 45 mila (più del 56%) riguardavano donne e ragazze e che gli assassini risultavano essere prevalentemente mariti, partner o altri dell’entourage famigliare.  Una qualsiasi donna o quella più “a rischio perché già violentata  o minacciata più volte, non viene di fatto protetta dalle minacce ricevute e da violenze reiterate, le quali soprattutto per paura vengono denunciate solo da una minoranza esigua delle vittime sopravvissute. Le forze dell’ordine sono disarmate e possono al massimo intervenire soltanto “dopo” che la violenza e/o l’omicidio sono stati commessi. Le pene, infine, risultano di norma troppo blande o inutili. Sotto il profilo medico ho già rimarcato che pure i medici in genere  e le riviste di medicina nostrane di femminicidio e di violenza sulle donne se ne disinteressano, mentre così non avviene ad esempio negli Stati Uniti. L’autorevole New England Journal of Medicine (NEJM) anni fa era intervenuto a proposito del ruolo medico con un articolo in grande evidenza dal titolo “Intimate-partner violence – What Physician can do” (Violenza subita dal  partner – Cosa può fare il dottore). In esso si chiedeva se e in quale modo un dottore non possa anch’egli collaborare per combattere efficacemente violenze e femminicidi che inevitabilmente penalizzano maggiormente (ma non solo!) le classi più povere. Secondo il NEJM il 40% circa delle donne  nel corso della loro vita sono state aggredite o risultano oggetto di stalking o di violenza o peggio, ciò che non dovrebbe sfuggire all’attenzione di un curante anche se consultato per altri motivi. Secondo l’articolo alle pazienti con segni psichici  e fisici anche solo sospetti  di violenza il medico dovrebbe porre  con tatto domande idonee, precisate nell’articolo stesso. Femminicidi a parte, le conseguenze fisiche delle donne aggredite consistono in lesioni gastrointestinali, dolore cronico, disordini psichici (depressione, crisi di panico, anorgasmia) e neurologici (episodi sincopali, epilessia), aumento della pressione arteriosa e in molti casi, ovviamente, lesioni ginecologiche. Certo il responsabile maggiore del poco rispetto e della violenza sulle donne non è solo la mancata educazione sessuale “ragionevolmente adeguata” nelle scuole superiori, ma in una certa misura essa vi concorre. Lo stesso dicasi per l’educazione che i giovani ricevono (o meglio “non” ricevono) al riguardo in famiglia  dove la confidenza tra genitori e figli in questo ambito lascia spesso a desiderare. Eppure, sentimenti e sessualità sono componenti naturali preziosi che di fatto influenzano profondamente la crescita psicologica, la sensibilità, le vicende e i comportamenti dei giovani (e delle persone in generale). Qualcuno ha rilevato come si corra il rischio che le problematiche sentimentali-sessuali del giovane vengano così affrontate non con il concorso di una ponderata e pacata educazione famigliare e scolastica, ma visionando filmini pornografici rintracciabili facilmente anche sui cellulari, in molti dei quali, poi, la violenza è d’obbligo. Sembra assurdo, ma pure la informazione sulla fisiologia e psicologia del sesso e del rispetto reciproco dei due eventuali partner è frettolosa anche in chi si laurea in medicina. Scrivendo questo articolo ho interpellato giorni fa un collega molto valido, fresco di laurea (Ateneo del Nord), chiedendogli se questo glissare in alcune facoltà su temi attinenti alla fisiologia del sesso (e persino all’anatomia degli organi ad esso predisposti!) è stata almeno in parte corretta nei decenni. Ricevo conferma che nulla è cambiato rispetto ai miei tempi. Falsi pudori, ignoranza specifica e violenza più enfatizzata della sana attrazione naturale, immiseriscono quel grande valore esistenziale che è l’Amore (anche passionale, e perché no?) tra due persone, quello con la A maiuscola, che non è mai peccaminoso quando non prescinde dal necessario rispetto reciproco tra uomo e donna.

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