Impropriamente collocata talora tra le terapie alternative, l’ipnositerapia (IT) fa invece parte a buon diritto della medicina scientifica nonostante le sue origini. La nascita dell’ipnosi è attribuita all’austriaco F. A. Messmer, fondatore della teoria del “magnetismo animale” (?), secondo la quale ogni organismo vivente emanerebbe una energia magnetica (mai registrata) sfruttabile a fini terapeutici. Il mesmerismo si colloca pertanto oggi tra le pratiche esoteriche prive di alcun credito. Di fatto, l’ipnotizzatore è in grado di risvegliare nel paziente immagini/eventi del suo passato (eventualmente rimossi), di sollecitare in lui azioni/modifiche comportamentali o di influenzarne la percezione di stimoli (dolore o altro). Che l’ipnosi non sia un fenomeno semplicemente suggestivo lo dimostrano varie reazioni biochimiche in concomitanza di modifiche cerebrali, svelate dalle tecniche di “imaging”, quali risonanza magnetica funzionale (RMF) e tomografia a emissione di elettroni (PET). Si è infatti documentato che sotto ipnosi si attivano aree del cervello diverse a seconda del tipo di sollecitazione ipnotica, associate al rilascio di mediatori, neurotrasmettitori e endorfine ad azione morfinosimile. Istruttiva una recente ricerca la quale rivela tramite RMF come in un soggetto ipnotizzato convinto dall’ipnotizzatore di avere una mano paralizzata, quando poi gli si ordina di muoverla, si “accende” l’area cerebrale preposta al movimento della mano, ma l’ordine non “arriva a destinazione”! Gli indubbi effetti psicosomatici dell’ ipnosi potrebbero essere sfruttati di più nella terapia di varie patologie, in primis psiconevrosi, panico, insonnia, cefalea, enuresi, disturbi sessuali, dolore cronico anche neoplastico. In gastroenterologia, ad es., la patologia che più potrebbe beneficare della IT risulterebbe il colon irritabile e la dispepsia funzionale. Il ricorso alla IT è sorprendentemente scarso/nullo nelle ASL dove di massima non sono previsti ipnoterapeuti. Senza fondamento è invece la credenza che in condizione di ipnosi profonda il soggetto possa essere indotto a compiere atti scellerati. Secondo la maggioranza degli esperti l’ipnotizzatore non può influenzare il paziente al punto da fargli commettere un omicidio, una rapina o uno stupro, a meno che questi nel suo intimo non lo desideri. L’ipnosi in terapia (persino come co-analgesia durante interventi chirurgici), sembra fuori discussione, purché praticata da dottori preparati ad hoc, non solo psicologi e psicoterapeuti ma pure medici e odontoiatri iscritti al rispettivo Ordine. Questi possono praticarla, purché in possesso di specializzazione acquisita in corsi specifici riconosciuti dal Ministero. Secondo alcuni psicoterapeuti (e molti istrioni!) l’ipnotizzato potrebbe pure ricuperare ricordi di vite recedenti (“ipnosi regressiva”), affermazione senza alcuna evidenza scientifica.