Prescindendo da povertà, fame e malattie (questioni assolutamente prioritarie!), l’uomo va incontro ad altri 3 rischi esistenziali non trascurabili, concernenti gli effetti indesiderati dei medicinali che assume (troppi?), il mestiere che fa (decessi crescenti sul posto di lavoro) e l’uso dei mezzi di trasporto. Scegliendo come parametro di giudizio il “rischio di mortalità per 100.000 persone per anno“ (RMPA) abitualmente usato dagli epidemiologi, esso risulta variare ampiamente nei tre ambiti considerati. Il “rischio farmaci” risultava variabile già anni fa sia per frequenza che per gravità con un  RMPA tra un  minimo di 2,8 (per gli antistaminici) ad un massimo di 65 (per farmaci usati nella sclerosi multipla). In ambito lavorativo, l’RMPA andava da un minimo di 0,4 per chi lavora in ufficio ad un massimo di 357 per i contadini che potano. Circa i mezzi di trasporto, il rischio risultava minimo per chi viaggia in treno e in aereo (0,11 e 0,15, rispettivamente) e massimo per chi usa la moto (450). Interessante è anche la diversa percezione del rischio a seconda del settore considerato. Ad esempio, chi assume aspirina è di solito conscio di correre certi pericoli (specie gastrointestinali), ma chi monta in macchina al rischio non ci pensa proprio. Ancor meno un taglialegna che non sa, e quindi  non si preoccupa, che il proprio rischio sia 10 volte maggiore di quello dei soggetti appena menzionati, o un motociclista il cui RMPA risulta drammaticamente aumentato di circa 40 volte! Sconcerta poi che le persone tendano in genere a sovrastimare un piccolo rischio e a sottostimarne uno grande. Capita così che un fumatore di 40 sigarette al dì (e sì che sul pacchetto c’è scritto che il fumo è cancerogeno ed uccide!) glissi su tali pericoli e si dichiari invece preoccupato perché magari ha letto sul bugiardino che il  farmaco prescrittogli può dare nel 1% dei casi mal di pancia o prurito anale (sic!). Il rischio non va tuttavia letto asetticamente limitando l’attenzione unicamente alle cifre nude del RMPA. Quello che per esempio si corre assumendo un farmaco utile va infatti doverosamente confrontato con i benefici che da esso potranno derivare (e che ovviamente devono comunque prevalere sugli effetti  collaterali). Il rischio dovuto a incidenti sul lavoro lo si potrebbe in qualche misura prevenire, ma solo con una consapevole prudenza  individuale che rispetti la normativa vigente e supplisca eventualmente il noto deficit di controllori. Pure il rischio implicito ai mezzi di trasporto lascia maggior spazio a misure di prevenzione. Basti pensare all’uso del casco in chi usa la moto, all’uso delle cinture di sicurezza, ai limiti di velocità e al severo controllo del tasso alcolico in chi guida, tutti fattori sempre più alla ribalta negli ultimi tempi. Che dire Sul RMPA che corrono i migranti sui barconi? Sgomento e basta.

Condividi questo articolo su Fackebook:
  • Facebook