Dei pazienti mi chiedono di far chiarezza sul “Morbo di Barrett” (B), condizione sospettata di essere lesione pre-cancerosa. Sintetizzo allora, e aggiorno, quanto ho già scritto 10 anni fa. L’endoscopista sospetta questa malattia quando nella mucosa esofagea di colore “rosa pallido” (che nelle biopsie risulta tappezzata da cellule piatte), trova propaggini “risalite” di mucosa gastrica “color salmone” rivestite da cellule cilindriche (lesione chiamata dagli anatomo-patologi è “metaplasia colonnare”). Il B è definito “corto” se è meno di 3 cm o ”lungo” se li supera, ma la diagnosi richiederà sempre conferma bioptica. Un aggiornamento nel 2014 segnalava un aumento di 7 volte del B già nel decennio precedente, in parte forse dovuto al maggior ricorso alla gastroscopia, ma ne sdrammatizzava nel contempo il potenziale precanceroso. Un tempo si sospettava infatti che il B fosse tout court uno dei fattori di rischio di cancro dell’esofago (Cr Es), ma oggi la maggioranza degli esperti la pensa diversamente. Un’ evoluzione tumorale sembra di fatto esistere solo se il B è lungo e se le cellule delle propaggini ricordano in parte non quelle dello stomaco, ma quelle dell’intestino associate a cellule mucipare (“metaplasia intestinale”). Molto preziosa, comunque, l’esperienza dell’istopatologo. Fattori favorenti in varia misura l’evoluzione del B in cancro, oltre all’esofagite cronica, si riconfermano essere: età > di 50 anni., razza bianca, sesso maschile, obesità, eccesso di carne rossa, fumo e etilismo. Riducono invece il rischio: frutta/verdura, alta statura, infezione da Helicobacter pylori. Oggi il rischio di evoluzione neoplastica del B si ritiene più modesto che in passato e, per ridurlo ulteriormente, si è proposto uno screening ad hoc, ma non è provato che individuare precocemente il Barrett serva a ridurre i decessi per CrEs. Le società scientifiche raccomandano un controllo gastroscopico ogni 2-3 anni ma solo se i sintomi da reflusso gastro-esofageo (tipico il bruciore retrosternale ascendente) sono sub-continui e si associano ad almeno uno dei co-fattori di rischio già considerati. Purtroppo, il 40% dei pazienti con CrE non lamenta sintomi di esofagite da reflusso, ciò che riduce la possibilità di una diagnosi precoce sia di B che di CrEs. Nei pazienti con B accertato, sarebbe importante definire quali di loro si avvantaggerebbero del controllo periodico e quali no, ma questa distinzione risulta problematica. Quanto alla terapia del B, i cosiddetti “prazoli” riducono del 75% la progressiva evoluzione prima in “displasia”, una lesione che quando è severa è al confine con il tumore, e poi in cancro conclamato. Già nel B con associata displasia severa è indicata un’ablazione chirurgica o il ricorso a endo-tecniche sofisticate (mucosectomia, laserterapia, radiofrequenza) le quali richiedono in ogni caso mani esperte.

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