A riaccendere le ansie per un rapporto (ipotizzato) tra telefonini cellulari e tumori neurocerebrali ci pensa la Cassazione, notizia riportata giorni fa anche da Alto Adige, che dà torto all’INAIL e ragione ad un manager affetto da un tumore del nervo acustico. Per l’INAIL il tumore non era da considerarsi malattia professionale causata dall’uso del cellulare 6 ore al giorno per 12 anni e andava pertanto rigettata la richiesta di invalidità del 80%. La Corte ha deciso invece che gli studi epidemiologici 2005-2009, indicativi di una correlazione cellulari-tumori cerebrali, sono “di maggiore attenzione” rispetto agli studi innocentisti esibiti dai produttori di telefonini. Ciò detto, mi sembra doveroso sollevare dei dubbi sull’azione dei magistrati in questa vicenda. Una Corte Suprema quanto a questioni legali, non è infatti necessariamente “suprema” nel giudicare l’attendibilità di studi clinici, cosa difficile anche per gli esperti del ramo. Al contrario l’OMS, pur non escludendo che i campi magnetici “possano” essere cancerogeni, non si sente di dare giudizi definitivi. Lo stesso dicasi per il nostro Istituto Superiore di Sanità che si limita ad auspicare ulteriori approfondimenti. Lo studio “Interphone”, infine, il più ampio e costoso (più di 30 miliardi di vecchie lire), condotto per 10 anni in 13 Paesi e  basato su 10 mila interviste ad hoc, ha concluso per un assenza di rischio in chi usa il cellulare in modo non eccessivo per numero e durata complessiva delle telefonate, più ipotizzabile quest’ultima se il cellulare lo si comincia ad usare da giovanissimi. Quindi è solo per precauzione che Interphone considera prematuro escludere completamente ogni rischio. Il prof. Garattini ha dichiarato il 18 ottobre che “allo stato attuale non ci sono ragioni per dire che ci sia un rapporto diretto causa-effetto tra telefono cellulari e tumori” e, ancora, che ”…gli ultimi lavori scientifici vanno nella direzione contraria a quella di un rapporto diretto”. A fronte di questa prudenza di scienziati ed enti c’è la sicurezza dei magistrati, una divergenza davvero sconcertante. Sarebbe come se la Società di Gastroenterologia giudicasse costituzionale o meno un provvedimento. Insomma, l’attenzione al “rischio telefonini” è giustificata, ma le certezze di chi non è adatto a valutare la qualità degli studi clinici sembrano inaccettabili. Verrebbe da dire “Unicuique suum”, concetto vigente nel diritto romano che in traduzione libera suonerebbe: “ciascuno faccia il suo mestiere”. E comunque, come ribadivo in una precedente rubrica, chi si preoccupa per la cancerogenicità dei telefonini (e magari fuma senza timore alcuno 40 sigarette al giorno!), potrebbe limitarsi a telefonare solo quando occorre e a non regalare un cellulare ai propri bambini.

Condividi questo articolo su Fackebook:
  • Facebook