Già al World Economic Forum a Davos di anni fa si prevedeva, che entro pochi anni il 50% della ricchezza sarebbe stata nelle mani dell’1% della popolazione mondiale. Ma cosa c’entrano queste cifre in una rubrica (anche) di medicina? C’entrano perché recenti epidemie e guerre, oltre agli orrori intrinseci, hanno esasperato le diseguaglianze planetarie pure nella sanità pubblica ciò che si traduce in intollerabili attese per visite/esami, ricoveri e terapie. Più grave ancora, ma non ci si pensa per niente, all’ impossibilità di erogare in zone o Paesi più poveri, cure chirurgiche di per sé anche molto semplici. Eppure, circa questa impietosa “disattenzione” già  anni fa si trovavano articoli dal titolo eloquente: “Per cinque miliardi di persone [su una popolazione mondiale che allora era di 7 miliardi] la chirurgia è un miraggio”. La rivista “Lancet” scriveva: “Troppe persone stanno morendo per patologie comuni e facilmente trattabili come un’appendicite, una frattura, un parto cesareo”! Ciò lo si deve alla mancanza nelle aree depresse dei Paesi africani e del Sudest asiatico (e non solo) di strutture affidabili, di personale qualificato  e/o a costi elevati non affrontabili dal 90% (sic!) dei pazienti. Dei più di 300 milioni di operazioni chirurgiche effettuate ogni anno nel mondo solo una su 20 è attuata nei 100 Paesi più poveri, per cui “mancherebbero all’appello” più di 150 milioni di interventi. E i chirurghi? La loro diversificata concentrazione geografica si commenta da sé: nel 2015 (non dispongo di dati più recenti) 35 erano gli specialisti per 100 mila abitanti in Paesi ricchi  versus 1,7 nel Bangladesh e 0,1 per 100 mila nella Sierra Leone. Grosso modo 17 milioni, un terzo di tutti i decessi, sarebbero dunque stati evitabili con un atto chirurgico, un numero che supera quello delle morti provocate da AIDS, malaria e tbc messe insieme (e pur esse volentieri…dimenticate). Il Direttore del King’s Centre for Global Health di Londra affermava che “La comunità internazionale non dovrebbe ignorare questo problema destinato ad aumentare nei prossimi decenni che penalizzerà pure i migranti da quei Paesi. Si è stimato che per ottenere entro il 2030 livelli accettabili di accesso alla chirurgia più elementare nei Paesi poveri basterebbero “solo” 400 miliardi di dollari. Trovo in rete che le spese belliche sostenute approssimativamente dall’ “Homo sapiens” (?) di varia nazionalità ed etnia per decine di guerre recenti o ancora in atto, dall’Afghanistan al conflitto “speciale” Russo-Ucraino, dallo Yemen al Sudan, sarebbero dell’ordine di migliaia di miliardi. E leggo anche che a un unico uomo, Elon Mask, alla chiusura di  Wall Street del febbraio 2023, si attribuiva un patrimonio netto di quasi 200 miliardi (metà dei 400 di cui sopra, considerati sufficienti). Solo sgomento nel segnalare questa realtà. O basta che non tocchi a noi?

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